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Professioniste green. Le signore degli orti botanici

Un museo vivente fatto di piante, creato per studiarle e conservarle. Così si può definire un orto botanico, un’invenzione tutta italiana nata a uso universitario nel Cinquecento, e poi copiata dal mondo intero. Merito del medico Luca Ghini, che oltre a istituire il primo giardino a Pisa ha ideato anche l’erbario, una raccolta di piante essiccate ad arte. Oggi alle finalità scientifiche e accademiche si è aggiunta una missione didattica e divulgativa nei confronti di tutti. Dal Novecento, la botanica non è più predominio esclusivo maschile. La presenza femminile nello staff degli orti botanici è in crescita. Ci sono direttrici, ruolo riservato a docenti universitari. Ci sono conservatrici, che si occupano delle collezioni non viventi, e curatrici, che seguono le piante vive. Ci sono donne che coordinano team di giardinieri. A queste funzioni si accede per concorso pubblico, mentre per l’attività di guida ed educatrice è possibile un rapporto di collaborazione. E ci sarebbero tante opportunità per giovani appassionati, perché il lavoro non manca, se si potessero sfruttare tutte le potenzialità di questi musei verdi.

“Dirigere l’orto è una sfida”

Barbara Baldan è prefetto dell’Orto botanico di Padova. Il parco risale al 1545. È l’unico al mondo a trovarsi ancora nella collocazione originaria.

Barbara Baldan, 58 anni, prefetto dell’Orto Botanico di Padova e docente del dipartimento di Biologia, università di Padova

«È tradizione di alcuni orti botanici storici – come Padova, Leiden, Montpellier – denominare il direttore con il termine “prefetto”. Ricopro quest’incarico dal 2015, ma ho iniziato come viceprefetto di chi mi ha preceduta. Il prefetto è per lo più un docente di Botanica sistematica. Non è il mio caso – sono botanica generalista, insegno Biologia Molecolare dei vegetali – ma ho fatto esperienza sul campo e sono affiancata da uno staff competente. Per chi è professore, dirigere l’orto botanico è una sfida: occorre avere capacità manageriali, destreggiarsi con le leggi, intessere relazioni con la cittadinanza, il Comune, la Regione, nonché con il Ministero dei Beni Culturali, perché siamo un sito Unesco. Ho un grande supporto anche dall’ateneo, che ha uno staff comunicazione ed eventi e opera per le manutenzioni straordinarie; per le decisioni più importanti si decide collegialmente, in un direttivo. Oltre alla conservazione delle specie, l’orto ha la funzione didattica di far capire alle giovani generazioni l’importanza delle piante. Vengo qui tutti i giorni e mi piace ascoltare gli studenti delle scuole e le loro domande. Apprezzo gli incontri con le persone, dai bambini agli studiosi internazionali. La nostra “terza missione” è far conoscere l’orto alla gente del territorio. Nel rapporto con il pubblico, è importante la divulgazione. Per esempio, adesso stiamo lavorando a un nuovo percorso sulle piante medicinali. Abbiamo una App per chi visita il giardino con le schede delle piante. Gestire l’orto e al contempo insegnare è impegnativo. Ma quando al mattino presto o alla sera passeggio fra le piante mi ricarico».

Orto Botanico di Padova. Foto: Contrasto
Padova, settembre 2014 – IL GIARDINO DELLA BIODIVERSITA’, la nuova sezione dello storico Orto Botanico dell’Universit‡ di Padova.

“Faccio anche la giardiniera”

Tiziana Turco è la responsabile dei lavori di manutenzione dell’Orto botanico di Palermo. Il giardino vanta 200 anni di attività.

Tiziana Turco, 52 anni, coordinatrice dei lavori di manutenzione, Orto Botanico di Palermo

«Con una laurea in Scienze Forestali e una specializzazione nella gestione di parchi e giardini presso la facoltà di Agraria, la mia prima collaborazione è stata con l’università di Palermo, per il giardino storico di Donnafugata. Poi, ho vinto il concorso per la gestione della manutenzione del verde dell’ateneo – che ha un campus molto grande – e questa è stata la mia attività per 15 anni. Da un anno e mezzo coordino tutta la manutenzione presso l’Orto Botanico. Il mio compito è conciliare la cura e la conservazione delle nostre collezioni, seguendo le indicazioni del direttore e del curatore e organizzando la squadra di giardinieri. È un lavoro molto vario. Si va dalla potatura e dalla semina a lavori di decoro. Inclusa la pulizia e la vigilanza quando ospitiamo eventi. Faccio il piano arboreo per i nostri alberi monumentali, acquisto le attrezzature (dalle macchine ai dispositivi di sicurezza). Mi occupo anche di irrigazione: siamo gli unici a utilizzare un antico sistema arabo, basato su una tecnica che conoscono solo i più anziani e che sto cercando di trasmettere agli operai giovani. Poi ci sono le serre e un’infinità di piante in vaso, da bagnare due volte alla settimana per sette mesi all’anno. Se c’è un’emergenza, non mi tiro indietro e faccio anche la giardiniera: d’altronde, per organizzare il lavoro degli altri lo devi conoscere. Il filo conduttore di tutto? Il rispetto. Per il luogo, le piante, le persone. I giardinieri sono la mia squadra, ogni loro problema è un mio problema. Con loro so dialogare e interagire e sono pronta a difenderli, ma esigo un lavoro ben fatto».

Orto Botanico di Pamermo – photo credits Eliana Lombardo

“Bisogna essere aggiornate”

Cristina Puricelli, responsabile e curatrice didattica dell’Orto botanico di Brera a Milano, nato nel 1774.

Cristina Puricelli, 45 anni, curatrice e responsabile didattica, Orto Botanico di Brera, Milano

«Mi sono iscritta a Scienze Naturali con orientamento didattico perché mi piaceva l’idea di insegnare la natura ai ragazzi. Dopo un primo amore per gli animali, ho scoperto le piante, una passione che è andata crescendo con la tesi in Etnobotanica. Nel 2010 sono entrata all’orto botanico con un assegno di ricerca e dal 2017 sono diventata curatrice. Il mio compito è occuparmi della parte scientifica delle collezioni e della loro gestione. Per esempio, se si deve creare un percorso di piante medicinali, le scelgo, coordinandomi con esperti esterni e con i giardinieri a cui do indicazioni, tenendo presente i limiti ecologici dello spazio destinato (se è all’esterno, è ombroso, ecc.). L’orto ha mille specie diverse: un patrimonio vivo che richiede cure costanti. Impone di essere sempre aggiornati e non si finisce mai di studiare, anche per ideare iniziative che richiamino il pubblico. Per gli alberi preparo un piano di gestione, che può anche prevedere abbattimenti e sostituzioni, se necessario. Curo anche lo scambio di semi con altri orti e tutta l’etichettatura delle piante. Le collezioni vanno comunicate nel modo giusto, rendendo i nostri percorsi fruibili anche da chi si muove da solo. Mi appassiona il contatto con il pubblico, a volte mi capita di gestire visite guidate. Sono anche referente delle attività educative ed è una soddisfazione vedere che la presenza delle scolaresche è in costante crescita. I momenti più speciali? All’alba o al tramonto, quando non c’è nessuno e mi capita di aggirarmi in questo spazio di rara bellezza al centro di Milano, percependolo come un’entità che vive di vita propria».

Orto Botanico di Brera. Foto Giorgio Bardelli archivio

“Organizzo corsi e mostre”

Lucia Amadei, conservatrice del Museo Botanico di Pisa. Fondato nel 1543, l’Orto botanico di Pisa è considerato il più antico al mondo.

Lucia Amadei, 64 anni, conservatrice del Museo Botanico, Orto Botanico di Pisa

«”Mamma, tu hai avuto la fortuna di fare il lavoro che ti piaceva”. I miei figli hanno ragione: ho studiato Biologia, mi sono laureata in Botanica e sono sempre stata appassionata di conservazione. Dopo qualche anno all’università di Pisa, ho partecipato al concorso per conservatore del Museo Botanico e dal 1985 mi occupo dell’Erbario – 350mila campioni, raccolti a partire dal Settecento – ma anche delle altre collezioni. Ci sono i modelli in cera delle piante, usati nell’Ottocento per insegnare la botanica – vere opere d’arte -, le tavole didattiche, i ritratti a olio di botanici e un ricco archivio, che comprende libri, epistolari, documenti. Mi fa piacere pensare che il mio lavoro serva a tramandare un patrimonio dal passato al futuro. Amo vedere lo stupore dei ragazzi delle scuole quando vengono in visita: non immaginano neppure che esista questo materiale. L’erbario è una raccolta di documenti fatti con materiale biologico. È testimone della flora di un luogo, magari in parte scomparsa. Per esempio, il nostro erbario custodisce il materiale raccolto in Brasile dal fiorentino Giuseppe Raddi a fine Ottocento. Oggi abbiamo studiosi brasiliani che ce lo chiedono. Lavoro con un team di tre persone, che condividono la passione per quello che facciamo. Oltre all’attività con i laureandi, mi occupo anche del prestito di materiali ad altri musei per esposizioni, organizzo corsi di pittura botanica – una tradizione di questo museo fin dal Cinquecento – e mostre temporanee. L’erbario oggi guarda al futuro: abbiamo avviato la digitalizzazione e alcuni campioni sono già consultabili on line».

Botanical gardens in Pisa

“Lavoro con i bambini”

Francesca Brini, educatrice di professione, collabora con l’Orto botanico di Roma (a sinistra). L’area si trova ai piedi del Gianicolo e si estende su 12 ettari.

Francesca Brini, 25 anni, educatrice, collabora con l’Orto Botanico di Roma, università La Sapienza

«La natura è la mia passione: sono cresciuta fuori Roma, a stretto contatto con il verde. Il mio sogno? Insegnare portando i bambini fuori dall’aula. A giugno scorso mi sono laureata in Scienze della Formazione Primaria. Durante gli studi, ho collaborato con “L’asilo nel bosco” di Ostia antica, un centro sperimentale dove i piccoli stanno all’aperto. Poi sono stata coinvolta nel progetto dell’associazione The Farmer, finalizzata all’educazione ambientale nella natura. Slow Food Lazio ci ha contattato e tramite loro è nata la sinergia con l’orto botanico, dove realizziamo laboratori per bambini di due fasce d’età, dai 6 ai 10 anni, e dai 3 ai 5. Abbiamo svariate proposte. Ci sono moduli dedicati alla scoperta della biodiversità, altri sulle piante, sulla permacoltura (progetto di sistemi integrati di specie vegetali e animali, ndr) e sui nuovi orti. Ogni laboratorio inizia con una passeggiata e prevede la possibilità di realizzare qualcosa, con materiali forniti da noi, che il bambino può poi portare a casa. Il mio era finalizzato alla creazione di un “bugs hotel”, una casetta per gli insetti impollinatori. Non avendo una formazione scientifica specifica, mi sono documentata con il supporto dei due agronomi del nostro gruppo e d’estate ho seguito dei corsi, tra cui quello di permacoltura. Lavorare all’orto botanico con i bambini è un vero onore per me: è un luogo speciale nel cuore di Roma, che ho imparato ad apprezzare per la sua ricchezza. Non potevo immaginare uno scenario migliore per raccontare la natura, nel rispetto di un ambiente che è uno scrigno di biodiversità».

Orto Botanico di Roma, università La Sapienza. Contrasto

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